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Poly-A: la maledizione di amare

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Tutti amiamo, chiunque ha bisogno di essere amato, non è però così facile.

Alcuni di noi sono costretti ad aspettare anni ed anni affinché questo accada, altri invece purtroppo non riescono a soddisfare questo desiderio, un bisogno primario di cui ogni persona, indipendemente dal genere o dal sesso, necessita.
Anche il filosofo Platone  fornisce una sua versione di questa costante ricerca: nel “Simposio”, il più conosciuto tra i suoi dialoghi,  narra il mito delle due metà: “All’origine dei tempi, gli esseri umani non erano suddivisi per genere, e ciascuno di essi aveva quattro braccia, quattro gambe e due teste.
Col tempo gli ermafroditi cominciarono ad essere insolenti nei confronti degli dei e questi, per punizione, li separarono in due parti con un fulmine, creando da ogni essere umano primordiale un uomo e una donna. Come conseguenza, ogni essere umano cerca di ritrovare la propria iniziale completezza cercando la propria metà perduta.
Secondo il mito però, gli esseri umani erano una coppia che poteva essere formata da due donne, due uomini o un uomo e una donna.

Questo fumetto però racconta una storia di diversità: Polya, una giovane ragazza, soffre di una rara e fastidiosa “sindrome”, ogni qual volta vede un uomo se ne innamora.
Non si parla di semplice infatuazione bensì di amore con la “a” maiuscola: le basta sentire una voce, guardare per poco tempo un volto, percepire un odore ed è fatta, ormai l’immaginazione e i sensi della nostra protagonista sono in subbuglio.
Questa spiacevole condizione la costringe ad isolarsi, non può di certo permettersi di perdere la testa per chiunque le capiti davanti.
Prende a tal proposito una decisione: si rinchiuderà in casa, tanto il suo lavoro le permette di farlo.
L’unico contatto con il mondo esterno è Selena, un’anziana signora che si prende cura di lei e dei suoi bisogni primari facendole le spesa e le pulizie in casa.
Un bel giorno però questo punto di riferimento viene meno: l’anziana signora non si presenta alla porta e nemmeno risponde al telefono.
E’ sicuramente successo qualcosa, da questo momento in poi, la ragazza deve cavarsela da sola ed è costretta ad affrontare le sue paure e andare incontro al mondo che la attende.

Questo è il quarto volume del progetto Skià, un’idea editoriale di Marco Rincione, sceneggiatore di questo e degli altri albi della collana, la quale prende il nome dalla parola greca “skia’” che significa “ombra”.
Pindaro (Pitica VIII, v. 95) la usa per descrivere l’insignificante fragilità dell’uomo.
Un’ombra che cambia, fugge e si dissolve e che anima le storie della collana, un’esplorazione incompleta di vite quasi senza identità, sorprese nel frammento narrato della loro esistenza.

Il fumetto, edito da Shockdom, è scritto da Marco Rincione (Palermo, 1990), già sceneggiatore di #Like4like, Vite di carta, Il canto delle onde, L’ultimo tramonto e Petali Sepolti, oltre naturalmente agli altri racconti della collana Skià.
Disegnato da Sara Marino (Caserta, 1996), la quale prima di dedicarsi a questo volume ha disegnato per Attaccapanni Press la storia breve “Cara me”, contenuta nella raccolta Clessidra, nel numero 3.

Quello che succede alla ragazza, ai nostri occhi appare irreale e bizzarro, ma è tutt’altro che questo.
Polya vive una condizione simile a quella di milioni di persone, è diversa, almeno dai nostri canoni classici.
Deve lottare per sopravvivere in una società che vede nell’isolamento di chi etichetta come “diverso” il suo unico modo di farne parte.
La strada è ancora lunga e tortuosa, il cammino è impervio, chi percepiamo come diverso da noi è ancora ghettizzato e costretto a nascondersi, evitando gli sguardi altrui per paura di essere giudicato.
Purtroppo continuiamo a lasciare qualcuno indietro, consapevolmente.

Non ci rendiamo conto del male che facciamo a queste persone.

Per quale motivo lo facciamo?
Cosa abbiamo in più di loro?

Nulla, o meglio, siamo semplicemente diversi da loro, ognuno di noi ha le proprie caratteristiche e peculiarità.
Esse paradossalmente ci rendono unici, nessuno è come noi, tutti abbiamo quel je ne sais quoi che ci rende strani e differenti dalla massa e dal pensiero comune.
Non nascondiamoci, viviamo al pieno delle nostre possibilità e facoltà, nessuno potrà ridarci il tempo perso nel nasconderci.

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