Ci avevano avvisato, la prima wave di testate mutanti post prologo di Hickman avrebbe toccato diversi aspetti del mondo dei gene x e del mondo Marvel in generale. I primi numeri di X-Men e Marauders, per quanto quest’ultima abbia uno strano setup, hanno giocato su corde abbastanza classiche, ma è con Excalibur #1 che le cose sembrano destinate a cambiare.
Tini Howard e l’artista Marcus To portano gli abitanti di Krakoa a scendere a patti con Otherworld, Morgan le Fay e il regno di Camelot, universo che si congiunge a quello dei Mutanti passando per la famiglia Braddock e il loro legame con il ruolo di Captain Bretagna.
Nonostante Excalibur sia un nome storico all’interno del parco delle testate Marvel, questo rilancio sembra pescare personaggi distanti dalla mitologia di questo mondo, con personaggi come Jubilee, Gambit, Rogue e soprattutto il nuovo ruolo “mistico” e centrale di Apocalisse.
Ovviamente questo primo numero si occupa prevalentemente di introdurre il lettore in questa nuova iterazione di Excalibur. Il reclutamento del gruppo non ha una logica “decisa” e convincente, l’unico vero fulcro sembrerebbe paradossalmente essere la figura di Apocalisse, che sembra destinata a un ruolo decisamente primario per il futuro successo di questa serie.
Questa operazione di rilancio dimostra ancora una volta di passare attraverso l’importanza del nome. come già successo con Kitty Pryde, ora anche l’ex Villain e Betsy si trovano a un bivio, in cerca di una nuova identità, un argomento che sembra unire diversi personaggi della nuova alba X.
La famiglia Braddock appare al gran completo, oltre allo spazio dedicato a Brian, gli autori ripescano una wildcard decisamente interessante con Jamie Braddock, mutante dal potere immenso e decisamente folle, che potrebbe rappresentare un pericolo nel futuro mutante.
Graficamente questo primo numero di Excalibur è discreto, rappresentando una sfida diversa per To e il suo colorista, chiamati a rappresentare questa vena più fantasy nelle loro tavole.
Rispetto alle serie più “Classiche” la lettura di Excalibur propone un impatto diverso con la rinascita mutante, che potrebbe necessitare di più tempo per ingranare, ma che ha le carte in regola per essere la sorpresa inaspettata.
[…] infatti le stesse funzioni – e gli stessi racconti – che animavano i poemi omerici e il ciclo arturiano. Quello che cambia è alla fine solo l’ambientazione e gli strumenti utilizzati dai nostri […]