Avengers: No Road Home - La recensione

Qualche tempo fa la casa delle idee aveva stupito alcuni fa con l’evento No Surrender, una saga che è servita alla Marvel per ristrutturare il mondo dei vendicatori ripulendolo dalle molteplici rivisitazioni presenti.

La serie realizzata dal team Mark Waid, Jim Zub e Al Ewing ha recentemente avuto una sorta di seguito, l’evento chiamato No Road Home.

Una storyline che vede il ritorno di Voyager e non tocca l’intera linea editoriale della Marvel, ma che è riuscita in qualche modo a ritagliarsi il suo spazio e che, per diverse ragioni è importante all’interno del macrocosmo della casa editrice, dove con le sue azioni ha avuto diversi impatti più o meno grandi con ripercussioni in altre testate o possibili sviluppi non ancora sbocciati del tutto.

Questo arco narrativo riporta la luce dei riflettori in un angolo spesso lasciato in disparte dalle faccende della casa delle idee, il mondo dell’olimpo e dei suoi Dei, primo su tutti il vendicatore Ercole, che in No Surrender trova il suo spazio e anche una sorta di rinascita – più o meno letterale .

Gli eventi di questa saga prendono una manciata di personaggi, praticamente tutte seconde linee vendicative e li porta in un lato dell’universo che non viene spesso esplorato, seguendo una linea dritta che non prevede tie-in ma solo un core centrale ricco e in grado di intrattenere il giusto, mettendo lo sparuto e strano gruppo di personaggi contro la malvagia dea Nyx a lungo imprigionata e ora libera di vendicarsi di chi l’ha tenuta segregata a lungo.

Jim Zub, Mark Waid e Al Ewing parlano di Conan in Avengers: No Road Home

No Surrender è la tanto attesa porta per trasportare Conan il Barbaro su terra- 616 senza grosse forzature, partendo da un viaggio a ritroso che vede Scarlet Witch finire nell’era Hyboriana.

La storia nel suo insieme intrattiene e regala qualche sorpresa inaspettata, punta la luce su diversi personaggi anche di secondo piano e da a ognuno di loro il giusto spazio per uscire fuori. Ottimo lavoro anche per quanto riguarda Paco Medina e la sua arte, perfettamente calata nel clima dell’intero racconto.

Un evento sicuramente promosso, che potrebbe diventare la base per alcuni futuri sviluppi e perchè no, dare il via a una sorta di tradizione annuale. Una lettura tranquilla che in qualche modo omaggia i tempi degli “Eventi” senza grosse conseguenze e impatti sulla continuity .